Religioni, Esoterismi, Nuove Spiritualità: Evoluzioni e Prospettive

Master di II livello all’Università di Pisa

PIANO DI STUDI

Edificio a volte, evoca ingresso

Apri le porte alla conoscenza

Il piano didattico è composto da lezioni frontali per un totale di 50 crediti (cfu), equivalenti a 300 ore, cui si aggiungono stage/tirocinio (6 cfu) e prova finale (4 cfu).

All’interno delle ore di lezione si prevede una serie di moduli, per un totale di 30 cfu, accessibili anche agli uditori (nn. 1-27). I restanti 20 cfu sono appannaggio dei soli iscritti al master.

Il percorso formativo del master si articola in moduli che coprono un ampio arco cronologico e geografico: dall’antichità greco-romana al Vicino e all’Estremo Oriente, passando per il Rinascimento, l’età moderna e la contemporaneità. Nella parte storica saranno approfonditi gli intrecci tra dottrine religiose – anche alternative o non convenzionali – e pratiche mediche, con un’attenzione particolare all’antropologia religiosa e alle trasformazioni delle idee di cura, corpo e anima. Altri moduli offriranno strumenti teorici per comprendere cos’è l’esoterismo e come è stato declinato in diversi contesti culturali e artistici. Completano il percorso focus su pratiche contemporanee come mindfulness e meditazione, accanto a una riflessione interdisciplinare sull’etica applicata all’intelligenza artificiale, con il contributo di filosofi, psicologi e psichiatri. Un’offerta innovativa e critica per esplorare le molteplici forme del sacro nella storia e nel presente.

In questa pagina trovi l’elenco completo degli insegnamenti previsti dal master, divisi per modulo. Puoi cliccare su ciascun titolo per visualizzare i dettagli di ogni corso.

Le domande seguenti sono visualizzate come pulsanti apri e chiudi. Premi Invio o clicca per espandere o comprimere le risposte.

Il corso affronterà il tema della magia, inclusa la magia nera, e delle pratiche di esorcismo nell’antico Egitto, analizzando sia le fonti testuali (papiri magici e medici, formule di protezione, etc) che quelle materiali (figurine di esecrazione, amuleti protettivi etc.). Il corso avrà lo scopo di far comprendere in quale contesto sociale venissero usate tali pratiche magiche e come queste fossero integrate nei costumi dell’antico Egitto, partendo dallo studio di casi specifici provenienti dalla documentazione archeologica a nostra disposizione.

Nella percezione comune, il Daoismo (detto anche Taoismo) è stato sempre considerato una sorta di “fratello minore” rispetto alle altre grandi tradizioni sacre dell’Asia orientale. Numerose sono le cause di tale fenomeno, tra le quali vanno citate le difficoltà insite nello studio delle fonti daoiste, presenti in una parte non trascurabile nel Canone Daoista del XV secolo (Daozang), disponibile nelle biblioteche specialistiche soltanto da un secolo.

Il XX secolo ha visto così l’emergere di distorsioni dure a morire: una delle più durature consiste nell’aver distinto un Daoismo “filosofico”, riflesso nei testi classici come il Laozi Daodejing e lo Zhuangzi, da un Daoismo “religioso”, tipico delle correnti storiche emerse dal II secolo. L’approfondimento della ricerca ci ha consentito di individuare, in fonti “classiche” (IV sec. a.C.) come il Laozi Daodejing, lo Zhuangzi e alcuni capitoli del Neiye,  elementi che con difficoltà potremmo considerare come confacenti alla visione post-classica di “filosofia”, e che rimandano a tecniche meditative di raffinamento interiore il cui obiettivo è l’unione o il ricongiungimento con il Dao.

Le stesse perplessità relative all’etichetta di “filosofia” le ritroviamo se si cerca di utilizzare l’etichetta di “religione” per il fenomeno del Daoismo in toto. A differenza delle religioni del Libro (Ebraismo, Cristianesimo, Islam), nel Daoismo il valore delle scritture per il riconoscimento di un’ortodossia teorica e di un’ortoprassia non ha storicamente comportato il processo della loro diffusione indiscriminata. La maggiore o minore capacità di leggere e comprendere un testo sacro non rendeva un individuo “daoista”, così come non etichettava come “daoisti” i membri del corpo sociale che godevano dei rituali eseguiti dai maestri daoisti. Il contenuto rituale non vede la partecipazione in senso attivo della comunità: non ci sono “sacramenti” daoisti a cui la comunità accede per confermare la propria appartenenza a una “Chiesa” collettiva o universale daoista. In questo quadro, appare più che problematica la lettura del Daoismo come forma di “misticismo”.

Ciò che rischia di sfuggire è il carattere eminentemente esoterico assunto storicamente dal Daoismo, dalle figure dei primi maestri dalla storicità dubbia, poi divinizzati (come Laozi), ai daoshi moderni, garanti della catena della tradizione, che si vuole ininterrotta, unici possessori dei registri sacri delle forze numinose del Dao e dell’ortoprassia rituale, che si tramanda in forma anche orale.

Tradizionalmente inteso come l’insegnamento trasmesso con la “terza messa in moto della ruota del Dharma”, il buddhismo esoterico è considerato l’ultima evoluzione del Mahāyāna, trovando le proprie basi dottrinali nella scolastica Yogācāra e Madhyamaka, benché studi recenti stiano evidenziando anche la presenza di aspetti esoterici nel Theravāda. Forme di buddhismo esoterico si sviluppano nel subcontinente indiano tra il IV e il XII secolo, parallelamente al tantra hindu. Nel complesso, queste possono essere definite come manifestazioni di una tradizione buddhista iniziatica, caratterizzata dall’importanza attribuita al ruolo del maestro spirituale – senza il cui intervento nessun progresso spirituale è ritenuto possibile – da un ritualismo fortemente sviluppato e dall’impiego di peculiari pratiche meditative e liturgiche, che prevedono l’uso di ausili alla meditazione quali mantra, mudra e maṇḍala. Durante il corso verranno presentate le origini e le caratteristiche del buddhismo esoterico, per poi focalizzare l’attenzione sulla trasmissione di rituali e pratiche esoteriche in Cina (Mijiao), sugli sviluppi del buddhismo esoterico giapponese (Mikkyō), sulla storia e le specificità del Vajrayāna tibetano, concludendo con alcune riflessioni sulle nuove forme di buddhismo esoterico sviluppatesi in Asia orientale in epoca moderna.

L’antica Grecia non conosceva solo gli dèi dell’Olimpo e le feste ufficiali ad Atene e nelle altre poleis esisteva infatti un universo ricco di culti segreti, pratiche magiche e rituali meno conosciuti, spesso riservati a gruppi specifici. Nel modulo si esploreranno proprio quelle forme di azioni sacre meno conosciute, ma altrettanto vitali, che animavano la vita quotidiana di molte comunità di parlanti greco in età arcaica e classica.

Dai riti enigmatici dei Selli di Dodona, ai Misteri di Eleusi, alle pratiche di necromanzia e contatto con i morti a capo Tenaro, fino ai culti marginali di Atene praticati da gruppi particolari (riti notturni, forme di ribellione alla cosiddetta religione ufficiale, forme di convivenza con i morti), il modulo prende in considerazione un mondo di azioni rituali che difficilmente si immaginano quando si pensa alla cosiddetta ‘religione greca’. Il modulo assocerà una rigorosa analisi filologica e antropologica dei documenti con un’attenzione particolare alla musica e alle tradizioni popolari, anche alla luce della riflessione etnologica ed etnomusicologica contemporanea.

Il modulo sarà strutturato nel seguente modo:

Lezione 1: Introduzione di carattere metodologico: l’antropologia, l’antropologia storica del mondo antico, nozioni di base e strumenti. Il calendario di Atene: struttura e articolazione, la nozione di festa

Lezione 2: I misteri di Eleusi: descrizione delle varie fasi e analisi delle testimonianze; Convivere con i morti: le Antesterie di Atene: testimonianze e analisi delle fonti

Lezione 3: Forme rituali minori: i Selli di Dodona, La necromanzia, La vendetta dei morti, dissacrare la religione ufficiale (i Triballi, gli Autolekythoi, mutilare le Erme), Rituali femminili minori (Aiora, Pythais), i giuramenti sulle vittime sgozzate.

Un caso di studio: danze estatiche e pizzica salentina

Che cosa si intende per culto misterico nel mondo greco-romano? In cosa si differenziava l’esperienza religiosa degli iniziati rispetto a quella dei culti cittadini tradizionali? In che modo avveniva la partecipazione a questi rituali e quali erano le attese soteriologiche? Queste e altre domande verranno affrontate nel corso in oggetto. Attraverso fonti diverse (letterarie, epigrafiche e soprattutto archeologiche) e nuovi approcci di ricerca, il corso illustrerà alcuni aspetti dei culti misterici nel mondo greco-romano. In particolare, ci soffermeremo sui misteri romani di Mithra, che hanno lasciato testimonianze archeologiche importanti a Roma e in Italia, e che hanno contribuito sensibilmente a ridefinire il panorama religioso del Mediterraneo.

Il modulo tratterà le forme di esoterismo sviluppatesi in età tardoantica, un periodo segnato da profonde trasformazioni culturali, crisi politiche e ansie escatologiche. Saranno analizzate le correnti esoteriche che, attraverso dottrine iniziatiche, rituali mistici e pratiche di salvezza individuale, rispondevano al bisogno di conoscenza segreta e protezione spirituale. Particolare attenzione sarà dedicata al neoplatonismo, alla teurgia, ai testi gnostici e alle tradizioni ermetiche, mettendo in luce i loro rapporti con le religioni ufficiali e le filosofie del tempo. Inoltre, verrà esaminato il ruolo delle pratiche divinatorie e magiche nel fornire risposte all’incertezza esistenziale, mostrando come l’esoterismo tardoantico rappresentasse una via alternativa di comprensione del cosmo e di elevazione dell’anima.

L’incorporazione del divino costituisce una delle poste in gioco più importanti nei processi di aggregazione e ricomposizione delle nuove identità religiose della Tarda Antichità. La riflessione teologica e filosofica, le prassi liturgiche e terapeutiche, le rappresentazioni letterarie e le tradizioni folkloriche relative ai modi e alle tecniche attraverso cui le potenze divine e demoniche si rendono presenti e operanti nei corpi dei viventi (umani e animali), nei simulacri divini e nei luoghi sacri sono al cuore del processo che, nell’arco di alcuni secoli, investe trasversalmente società e culture del bacino Mediterraneo (e non solo) contribuendo a fissare in maniera decisiva alcuni tra i pilastri della nuova antropologia cristiana. Il percorso di analisi delle fonti (testi e immagini) che qui verrà proposto intende mostrare la rilevanza del paradigma omeopatico nella soteriologia cristiana, solitamente rubricata sotto le insegne del dualismo allopatico ovvero del dispositivo esorcistico come unica via al trattamento del male e della sofferenza. Nel duofisismo cristologico non è necessariamente iscritto l’esito dualistico dei rituali esorcistici e terapeutici della medicina organicista moderna, e la possessione identificatoria era e resta una possibilità interna all’economia dell’incarnazione, nonostante fin dal II secolo sia andata soggetta a un rapido e radicale processo di censura e di rimozione che l’ha confinata entro la riserva del diabolico.

Il corso sarà strutturato partendo dalle esperienze mistiche nell’Antico Testamento, negli apocrifi dell’Antico Testamento, nei rotoli del Mar Morto, nel Talmud, negli Hekhalot per arrivare fino alla Qabbalah.

Lezione 1:

Paesaggi interiori: la cittadella dell’anima nella mistica islamica delle origini (IX-X secolo).

Uno sguardo retrospettivo al periodo delle origini: interiorità e comunità prima del sufismo (Corano, hadith e tradizioni ascetiche).

Lezione 2:

Spiritualità e politica nel sufismo medievale: la teoria della santità e la formazione delle “vie” (turuq) sufi.

L’“essere singolare” di Ibn  ‘Arabi e il cittadino moderno: la rilettura della tradizione nel Sudan del Novecento (Mahmud Muhammad Taha).

Il corso – della durata complessiva di sei ore – sarà articolato in tre incontri da due ore ciascuno, e si propone di offrire una riflessione critica, storica e comparativa sul fenomeno dello sciamanesimo, dalle sue origini alle sue più recenti trasformazioni.

Nel primo incontro sarà proposta una panoramica delle principali teorie sull’origine e la natura dello sciamanesimo. Ci interrogheremo su una questione ancora oggi controversa: lo sciamanesimo è una “tecnica dell’estasi” universale, attestata fin dalla preistoria e presente in tutte le culture del pianeta, come sostenevano autori come Mircea Eliade? Oppure si tratta di un fenomeno storicamente determinato, nato in un contesto geografico e culturale ben preciso – quello dell’Asia centrale e nord-orientale – e da lì irradiatosi con variazioni più o meno profonde? A partire da queste domande, analizzeremo i contributi degli antropologi, degli storici delle religioni e degli etnologi che più hanno influenzato il dibattito contemporaneo.

Il secondo incontro sarà dedicato al rapporto tra sciamanesimo e mondo antico e medievale. Attraverso l’analisi delle fonti letterarie greche, latine e medievali, osserveremo come gli autori occidentali abbiano rappresentato il confronto tra il mondo europeo e le popolazioni nomadi dell’Eurasia – Sciti, Alani, Unni, Turchi e Mongoli – portatrici di tecniche rituali e visioni del mondo di chiara impronta sciamanica. Ci soffermeremo in particolare sulla trasmissione, l’incomprensione e la rielaborazione di questi modelli religiosi in contesti culturali molto diversi. Nel terzo incontro analizzeremo le molteplici declinazioni dello sciamanesimo nell’età moderna e contemporanea. Che cosa si intende oggi con “neo-sciamanesimo”? Quali sono le radici storiche di questo fenomeno, e in che misura esso riprende – o reinventa – le forme tradizionali di sciamanesimo? Esploreremo le motivazioni che spingono sempre più persone, anche in Occidente, a riscoprire pratiche sciamaniche in chiave terapeutica, spirituale o performativa, interrogandoci sul senso di questa “rinascita” e sulle sue implicazioni culturali e religiose.

Il corso intende presentare i culti afro-brasiliani, soffermandosi soprattutto sul Candomblé di Bahia. In un primo momento verranno analizzati i momenti salienti della formazione delle case di Candomblé, le caratteristiche mitico-rituali e i principali elementi del culto (la divinazione, l’iniziazione, la trance). In un secondo momento verrà considerato il risvolto terapeutico del percorso iniziatico.

Musica, religione e marginalità nel Maghreb: introduzione storica e antropologica ai culti dei santi e alle confraternite religiose, con particolare attenzione al ruolo della musica nei rituali di possessione e nei percorsi di cura spirituale.
Identità di genere e pratiche terapeutiche: analisi delle pratiche musicali e rituali legate a figure femminili e soggettività marginalizzate, dove trance, performance e corpo diventano strumenti di riconoscimento e reintegrazione sociale.
Prospettive interculturali e riflessioni applicative: utilizzo di fonti scritte, orali e materiali audiovisivi per interrogare il significato culturale dei riti terapeutici in prospettiva transculturale. Si propone una riflessione critica sulle pratiche rituali e terapeutiche del Maghreb – dai riti di possessione al ricorso a figure spirituali o a narrazioni mitiche – intese come espressioni di mondi simbolici complessi e di forme alternative di sapere. In esse si giocano, spesso in forma drammatica, processi di ricollocazione identitaria e risposte alla sofferenza, non solo psicologica ma anche sociale, storica e politica.

Ai diversi sistemi di “esercizi spirituali” della filosofia è generalmente sotteso un modello di ragionamento analogo a quello della medicina, articolato in quattro momenti fondamentali: 1) diagnosi e determinazione dei mali che affliggono gli umani, 2) ricerca delle loro cause (eziologia), 3) esercizi terapeutici per rimuovere i sintomi dei mali e le loro cause e 4) prognosi sulla miglior condizione raggiungibile dopo la corretta e costante pratica degli esercizi terapeutici.

In questo modulo vedremo se e come questo paradigma medico può essere utilizzato per analizzare alcune opere in cui, tra Medioevo e prima età moderna, il piano della mistica speculativa s’interseca con quelli della teologia e della filosofia. L’analisi filosofica di alcuni testi selezionati di Meister Eckhart, dell’Anonimo di Francoforte e di Jacob Böhme permetterà di riflettere su concetti chiave come – tra gli altri – abisso originario, abbandono, distacco, uomo interiore ed uomo esteriore, liberazione dalla “seità” e dall’“egoità”. L’obiettivo è offrire strumenti concettuali per comprendere la portata speculativa di queste prospettive sulla condizione umana e la loro possibile collocazione nell’orizzonte degli “esercizi spirituali” (P. Hadot) o delle “tecnologie del sé” (M. Foucault), evitando letture anacronistiche o generiche proiezioni spiritualistiche.

Il corso sarà diviso in tre moduli da due ore ciascuno, dedicati al rapporto tra religione germanica vs mitografia nordica; al reimpiego umanistico del passato in linea con la costruzione di un mito sociale, nazionale e religioso in Scandinavia; al recupero della tradizione mitologica nordica come specchio di una società largamente ignota all’Europa illuminista e preromantica.

Cosa significava praticare le discipline occulte nel Rinascimento? In che modo venivano caratterizzate e distinte, oppure ibridate e congiunte, astrologia, magia, alchimia e qabbalah?
Il corso ha l’obiettivo di presentare testi e personalità decisivi per lo sviluppo di questi saperi nell’Europa del Quattrocento e del Cinquecento. Con richiami a figure quali Marsilio Ficino, Cornelio Agrippa, Paracelso, Giovan Battista Della Porta, Giordano Bruno, saranno sottolineati gli specifici contributi delle discipline occulte ad aspetti strutturali della cultura rinascimentale.
Sarà indagato il loro apporto alla riflessione sulla realtà naturale e sui modi di esplorarla, da cui prendono corpo teorie della conoscenza e dell’azione pratica; saranno prese in esame le concezioni teologiche e le prospettive di interazione con le realtà divine che i saperi esoterici dischiudono; saranno considerate le implicazioni sociali e politiche che derivano dal riconoscimento di un sistema di vincoli e relazioni su scala cosmica. In tutti questi ambiti, gli esoterismi rinascimentali danno linfa a una riflessione sull’essere umano e sui suoi poteri, ricercando in forme di sapienza ritenute originarie indizi sul suo statuto ontologico e sulle strategie per sfruttarne pienamente le potenzialità.
Riferimenti ad alcuni dibattiti novecenteschi e più recenti sull’interpretazione del pensiero magico rinascimentale forniranno l’occasione per affrontare il problema cruciale del rapporto tra diffusione dei saperi occulti e nascita della cultura moderna.

Che cos’è la stregoneria? E che cosa accade quando un corpo si contorce, una voce cambia registro, o una comunità intera si mobilita per scacciare il demonio? Questo breve percorso si propone di attraversare, con sguardo storico e antropologico, il mondo delle pratiche magiche, delle possessioni e degli esorcismi, interrogando la loro natura fluida, le loro trasformazioni nel tempo, e il modo in cui si sono inscritti nei corpi, nei saperi e nelle culture fra Età moderna e mondo contemporaneo. La stregoneria non sarà letta solo come reato o “superstizione”, ma come dispositivo narrativo e pratico attraverso cui le società hanno interpretato il disordine, la malattia, la devianza e il sacro. Ugualmente, la possessione non sarà ridotta a un fenomeno “patologico”, ma osservata nei suoi contesti rituali e religiosi, nelle sue ambiguità e nei suoi doppi registri – terapeutici, simbolici, politici.
Nel corso degli incontri, ci muoveremo fra processi inquisitoriali, cronache di esorcismi, manuali di medicina popolare e resoconti di guarigione. Seguiremo storie di donne accusate di malefici, di corpi invasi da spiriti e di tentativi, laici e religiosi, di riportare l’ordine.
Struttura del corso
Primo incontro – Sguardi incrociati: stregoneria e possessione in prospettiva interculturale
Apriremo il corso con un’introduzione ai concetti chiave e uno sguardo comparato tra contesti differenti. Dal Sabba alle possessioni nel mondo afro-brasiliano, ci chiederemo come le culture costruiscono l’idea di “forze invisibili” che agiscono nel mondo.
Secondo incontro – Il confine sottile tra cura e incanto
In questo incontro esploreremo l’intreccio fra medicina e magia, tra rituali terapeutici e gesti di esorcismo. Che cosa distingue un guaritore da un mago? E come le autorità – mediche, religiose o politiche – hanno cercato di definire questi confini?
Terzo incontro – Modernità e sopravvivenze: la lunga vita dell’occulto
Guarderemo infine a come queste pratiche si trasformano con la nascita della medicina scientifica e laicizzata, ma anche a come continuano a riemergere, ai margini o al centro, in contesti contemporanei: dal tarantismo alle nuove forme di possessione, dalla psichiatria alle “guarigioni spirituali”.
Metodo di lavoro
L’approccio sarà storico-antropologico, con ampio uso seminariale di fonti originali (in particolare inquisitoriali), testimonianze, materiali visuali e riflessioni teoriche. L’obiettivo è aprire un dialogo tra storia e presente, tra saperi accademici e pratiche vive, lasciando spazio anche al confronto tra studenti e studentesse.

Il corso mira a esplorare la dimensione spirituale nella letteratura. Verrà presentata la prima interpretazione simbolico-esoterica della letteratura, ossia Il Mistero dell’Amor Platonico del Medio Evo (1840) di Gabriele Rossetti, padre del più famoso poeta e artista preraffaelita Dante Gabriel Rossetti. Quest’opera, messa ai margini del dibattito accademico, diede vita alla cosiddetta scuola eterodossa di studi danteschi e della letteratura d’amore medievale, che annovera tra i suoi rappresentanti figure come Giovanni Pascoli e Luigi Valli. Tale corrente influenzò, in maniera diretta e indiretta, la cultura dei secoli XIX e XX, dalla letteratura all’arte, dagli studi letterari agli studi della storia delle religioni. Dopo aver presentato quest’amnesia nella storia delle idee, verrà posta una particolare attenziona a diversi autori della letteratura europea (in particolare la letteratura francese e inglese) e americana: Nerval, Baudelaire, Rimbaud, Péladan, Apollinaire, Edward Bulwer-Lytton, William Butler Yeats, James Joyce, T.S. Eliot, Ezra Pound, Fernando Pessoa, Rainer Maria Rilke, Umberto Eco. Pertanto, il corso mostrerà le relazioni tra letteratura e misticismo, religione, pensiero esoterico e spiritualità.

1. Introduzione ad Hilma af Klint, pioniera dell’astrattismo, le cui opere immersive e filosofiche furono ispirate da misticismo e spiritismo. Analizzeremo una serie di recenti mostre come casi studio.

2.Georgiana Houghton, Emma Kunz e Olga Fröbe-Kapteyn, tutte recentemente riscoperte, di cui affronteremo approcci e ricezione.

3. La produzione surrealista di Remedios Varo, Leonora Carrington e Dorothea Tanning, tre figure ugualmente riscoperte e promosse nell’ultimo decennio attraverso mostre internazionali (V. Caciolli).

4. Tecniche artistiche ed esoterismo nelle avanguardie storiche: il ruolo della fotografia.

5. Matematica, quarta dimensione e tarocchi: Corrado Cagli e Charles Olson.

6. Nuove forme di spiritualità negli anni Ottanta: il caso di Francesco Clemente (C. Castellani).

Il cinema ha spesso esplorato il sacro come spazio di mistero, trascendenza e interrogazione sul senso della vita. Attraverso immagini, simboli e narrazioni, ha tradotto in forma visiva l’invisibile, modellando in modi inediti e spesso sorprendenti la riflessione e la pratica del film. In particolare, le lezioni si concentreranno su tre figure chiave del cinema europeo classico: Jean Epstein e la teoria della fotogenia, Jean Rouch, che ha esplorato il legame tra cinema e antropologia, e la riflessione straordinaria e feconda di Pier Paolo Pasolini.

  1. La teoria del cinema muto e il sacro: il pensiero di Jean Epstein
  2. Cinema, sacro e antropologia: Jean Rouch
  3. Medea e il sacro: il pensiero sul cinema di Pier Paolo Pasolini

In questa parte di corso, vorrei sviluppare alcuni rapporti tra esoterismo e musica nel periodo rinascimentale. Dopo una presentazione del pensiero musicale pitagorico-platonico, guarderemo da una parte alla tradizione astrologico-musicale, dall’altra alla tradizione dei manuali per esorcisti che, fin dai primi trattati del Quattrocento, dedicano un posto particolare alla musica. Sì facendo guarderemo a due lunghe tradizioni occidentali, quella astrologica e quella demonologica, una, sviluppatosi nell’ambito della cultura umanista, che scruta i misteri dei cieli e cerca di aiutare l’uomo attraeando il potere astrale benefico grazie alla musica, l’altra, sviluppata dai teologi, che scruta l’enigma della possessione diabolica e cerca di aiutare l’uomo a liberarlo dal maligno, in parte grazie al potere della musica (Laurence Wuidar).

Le 5 ore di lezione programmate per il settore Esoterismo e Musica affronteranno questi temi:

Cosmologia e musica dal Rinascimento (Ficino) al Seicento (Keplero, Mersenne, Kircher, Fludd)

Divine proporzioni: L’armonia del mondo svelata dalla musica

Musica angelica e musica delle streghe

Musica e trascendenza nella cultura araba

Carmen, il fato, i tarocchi, la realtà (quale “case study” musicale) (Stefano Leoni)

La musica orchestrale di Skrjabin

Seguendo il corso, lo studente dovrebbe acquisire familiarità con la musica del compositore russo. Saranno favoriti i collegamenti interdisciplinari, che dovrebbero aprire prospettive su nuovi percorsi di studio e di riflessione critica: sotto questo aspetto, la teoria dei colori skrjabiniana presenta, d’altro canto, molteplici punti d’interesse. L’approccio sarà partecipativo e interlocutorio (Manfred Giampietro).

Lo studio dell’esoterismo, del misticismo e delle spiritualità alternative è spesso orientato verso il passato. Questi temi vengono generalmente analizzati attraverso un approccio storico, con particolare attenzione alle dottrine religiose, politiche e sociali. Tuttavia, tali fenomeni religiosi non appartengono solo al passato: continuano infatti a manifestarsi – e anzi conoscono oggi una fase di espansione – nelle società contemporanee, sia occidentali che non.
Per studiare questi fenomeni, la socio-antropologia offre una prospettiva innovativa, ponendo al centro le pratiche, la vita quotidiana, le emozioni, le esperienze, nonché le strutture organizzative e politiche. L’obiettivo non è separare la storia delle dottrine dalla quotidianità, ma connettere queste due dimensioni, cercando di comprendere come le dottrine esoteriche si traducano nella vita di tutti i giorni.
Questo corso affronterà i seguenti nuclei tematici:
Per una socio-antropologia dell’esoterismo: teorie e metodi
René Guénon, Tradizionalismo e l’influenza sull’islam contemporaneo
Idries Shah, il New Age e l’influenza sull’islam contemporaneo
Aleister Crowley e i telemiti d’oggi
Occultura: l’esoterismo nella cultura popolare contemporanea

Il corso si focalizzerà sui nuovi movimenti religiosi; il loro studio accademico; la questione delle “sette” e del “lavaggio del cervello”, con la presentazione di casi particolari.

L’obbiettivo di questo corso è quello di inquadrare le principali modalità in cui le tecnologie moderne, e in particolare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, si intrecciano con forme di religiosità tradizionali e nuove. Ciò verrà svolto secondo due direttive principali.
In primo luogo, verrà offerta una panoramica sullo scenario sviluppatosi negli ultimi 30 anni nell’ambito della trasformazione che ha riguardato le religioni tradizionali che si sono “affacciate” sul web. In particolare saranno oggetto di discussione i modi in cui categorie come identità, autorità, tradizione e ritualità hanno risentito dell’influsso dei nuovi media, i quali rappresentano sia una forma di comunicazione, sia un nuovo “ambiente” per antiche pratiche religiose.
In secondo luogo, ci si concentrerà sui fenomeni emergenti di “reincantamento del mondo”. Contrariamente a quanto assunto sulla base della tesi della secolarizzazione, il progresso tecnologico non equivale a un aumento del disincanto. Le nuove tecnologie, e internet in particolare, si sono dimostrate medium e ambiente di nuove pratiche rituali e credenze religiose che hanno come oggetto la tecnologia stessa (Marco Menon).

Un secondo percorso formativo si articola in tre approfondimenti tematici. Nel primo si affronta il tema dell’intelligenza artificiale (IA) e degli aspetti etici emergenti: dai principi che guidano l’ideazione e fruizione dell’IA predittiva e generativa fino al concetto di responsabilità e di deontologia applicato agli algoritmi. Ci chiederemo quali siano i possibili principi alla base delle entità artificiali e quali responsabilità etiche quando proiettiamo immaginari spirituali su entità artificiali. Nel secondo slot affronteremo il concetto di tecno-spiritualità, come si possano unire pertanto gli aspetti tecnologici con quelli spirituali e come ideare strumenti social e/o artificiali che possano sviluppare e/o approfondire aspetti spirituali, come, per esempio, agevolare pratiche di meditazione assistita da IA, ecc. Si appunterà l’attenzione in particolare sul concetto di responsabilità dei progettisti per la generazione di bias spirituali (es. modelli linguistici e visivi che favoriscono spiritualità occidentali) e di come l’IA possa essere essa stessa intesa essa come “oracolo” (si pensi ai casi di studio Google DeepMind) fino ad una riflessione sul culto del sé algoritmico. Il terzo slot è dedicato, infine, ad una esercitazione di gruppo: scrivere un codice deontologico per una IA spiritualmente orientata, con l’obiettivo di proporre linee guida etiche per tecnologie computazionali “buone” legate a pratiche spirituali (Veronica Neri).

L’intelligenza artificiale spirituale è un campo emergente e interdisciplinare che si colloca alla confluenza tra intelligenza artificiale, studi religiosi, scienze cognitive, discipline umanistiche digitali ed etica. Si focalizza sulla dimensione interiore, la coscienza, il significato, la trascendenza e le pratiche culturali dell’essere umano. Lo scopo principale è esplorare, supportare o amplificare le pratiche spirituali, la riflessione introspettiva, la consapevolezza di sé e la preservazione del patrimonio culturale immateriale. L’intelligenza artificiale spirituale si interessa alla profondità della coscienza umana e alla sua connessione con il trascendente o con la tradizione.

Nel 1991 il biologo Francisco Varela, il filosofo Evan Thompson e la psicologa Eleonor Rosch hanno riorientato il corso della filosofia della mente con la pubblicazione dello studio The Embodied Mind. Il saggio metteva in discussione l’approccio cognitivista, che, insistendo sull’analogia fra mente e computer, tendeva a trascurare il ruolo del corpo e dell’affettività nello sviluppo dell’attività cognitiva, e invitava invece a riconoscere l’interazione reciproca della mente incarnata con il suo ambiente circostante, o nicchia biologica. Per perseguire questo loro intento coinvolgevano anche la meditazione buddhista proveniente dalla tradizione madhyamaka. A partire da qui sono nati vari studi che hanno riflettuto sul ruolo della mindfulness sia dal punto di vista teoretico, per riflettere sul modo in cui il corpo influenza l’attività neurofisiologica, sia dal punto di vista pratico, per sviluppare protocolli psicoterapici per la riduzione dello stress.

Compito del modulo è comprendere gli aspetti fondamentali coinvolti nelle teorie della mente incarnata e ricostruire le tappe fondamentali che hanno portato alle più recenti teorie dell’affettività situata. In questo percorso si avrà occasione di riflettere sul modo in cui le pratiche meditative buddhiste hanno contribuito a modificare gli sviluppi della filosofia della mente e valorizzato il metodo fenomenologico. Una prima parte del modulo sarà dedicata al concetto di “mente incarnata [embodied mind]” e al modo in cui reinterpreta le teorie biologiche sul rapporto che intercorre fra l’organismo vivente e la sua nicchia evolutiva. La seconda parte si focalizzerà sul decisivo ruolo dell’affettività nella strutturazione del sé come identità narrativa e su diverse teorie della regolazione affettiva.

Il corso si articolerà in una parte teorica, dedicata ai fondamenti della mindfulness e delle pratiche contemplative e una parte pratica, con alcune meditazioni basate sulla mindfulness.

Introdurre lo studente al modello di benessere psicofisico derivante dalla tradizione spirituale-filosofica del Daoismo. A tale proposito, le lezioni si concentrano sullo studio di una disciplina energetica definita “alchimia interna” (Neidan 內丹) all’interno dei circoli Daoisti, la quale ha dato vita a molte pratiche mente-corpo oggi conosciute a livello popolare come Qigong 氣功. Il corso si struttura in tre moduli principali. Nel primo, vengono presentati i principi fondamentali dell’alchimia interna secondo la psicologia Daoista. Nel secondo, viene introdotto il paradigma teorico del benessere evidenziato dalla scienza occidentale. Nel terzo, i fondamenti dell’alchimia interna vengono riletti alla luce della psicologia occidentale, in modo da evidenziare in che modo l’integrazione mente-corpo-spirito ricercata in questa disciplina possa creare uno stato di benessere. Circa metà delle ore di ogni modulo viene dedicata ad un laboratorio esperienziale, nel quale i partecipanti hanno la possibilità di integrare nozioni teoriche con la propria esperienza incarnata.

Programma del corso (15 ore)

I Modulo. I principi fondamentali dell’alchimia interna: la psicologia Daoista
Le tre essenze Jing-Qi-Shen, Yin e Yang, Wu Wei (Non-Azione); Spontaneità e Armonia.

II Modulo. Il paradigma teorico del benessere nella psicologia occidentale
Il sé psicosomatico, PNEI, risposta allo stress, emozioni, interocezione, propriocezione.

III Modulo. Una rilettura dei principi Daoisti di benessere secondo la psicologia occidentale
Integrazione Mente-Corpo-Spirito

Laboratorio esperienziale: 2,5 ore per ogni modulo

Riferimenti bibliografici

Barsotti N., Lanaro D., Chiera M., Bottaccioli F. (2018). La PNEI e le discipline corporee. Edra Editore.

Feldman, S. Robert, Amoretti, Guido e Maria Rita Ciceri (2021). Psicologia Generale (solo capitoli selezionati). McGraw-Hill.
Lazzarelli, A. (2022). A Cultural Phenomenology of Qigong: Qi Experience and the Learning of a Somatic Mode of Attention. Anthr. Conscious 34, 97–129.
Altro materiale fornito dal docente.

Modulo 1: Neurosviluppo e Psicologia dello sviluppo

Modulo 2: Patologia del neurosviluppo e dello sviluppo psichico

Modulo 3: Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del Sé

L’interesse dello psicologo Carl Gustav Jung (1875-1961) per le questioni spirituali non solo occupò una parte considerevole dei suoi studi, ma ne costituì anche uno degli elementi portanti. In particolare, gli studi sul cristianesimo occuparono la posizione centrale nell’ultimo ventennio della sua vita intellettuale. L’attenzione per la fenomenologia della religione rappresentò anche il punto di contatto tra la sua opera e quella di molti altri psicologi, mitologi, teologi, antropologi, orientalisti e storici delle religioni che egli ebbe modo di incontrare nell’ambito dei Convegni di Eranos, tra il 1933 e il 1952, ad Ascona, nella Svizzera italiana. Sin dagli inizi, il lavoro di Eranos si orientò così attorno a immagini “arcaiche” e “atemporali”, indipendentemente dal fatto che fossero identificate o meno come “archetipi”. Olga Fröbe-Kapteyn (1881-1962), la pioneristica ideatrice dei celebri simposi tutt’oggi tenuti sul Lago Maggiore, riconobbe che la scoperta dell’inconscio collettivo diede sin dall’inizio un fondamento teorico per la ricerca portata avanti a Eranos e rappresentò “la base e lo sfondo per ogni [loro] futuro tentativo”. In conseguenza dell’aver individuato delle corrispondenze tra i motivi mitologici e religioni e gli archetipi della psiche, la collaborazione junghiana a Eranos inaugurò un fruttuoso dialogo interdisciplinare tra studiosi appartenenti a differenti ambiti di ricerca.

Il corso si propone di trattare i temi salienti degli scritti di Jung sulla religione, sull’esoterismo e sui fenomeni paranormali, in una carrellata tra le opere complete, i seminari e il Libro Rosso.
Verranno analizzate anche brevi vignette cliniche estrapolate dalla pratica psichiatrica e psicoanalitica.
1° incontro: la psicologia dell’esoterismo e dei fenomeni paranomali nella prospettiva junghiana;
2° incontro: Jung e le religioni occidentali;
3° incontro: Jung e le religioni orientali;
4 incontro: Il Liber Novus di Jung e l’immaginazione alchemica

Bibliografia essenziale

C. G. Jung, Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti (1902). In: Opere, Vol.1, Studi psichiatrici, Bollati Boringhieri, 1997.
C. G. Jung, l Libro Rosso – Liber Novus. Edizione studio (1913-1930), a cura di cura di Sonu Shamdasani, Bollati Boringhieri, 2012.
C. G. Jung, La psicologia del Kundalini-Yoga. Seminario tenuto nel 1932, a cura di Sonu Shamdasani e Luciano Perez, Bollati Boringhieri, 2004.
C. G. Jung, Psicologia e religione. In: Opere Volume 11 (1935-1955), Bolllati Boringhieri, 1992.
C. G. Jung, La sincronicità come principio dei nessi acausali(1953). In: Opere, Vol. 8, La dinamica dell’incoscio, Bollati Boringhieri, 1994.
C. G. Jung, Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo (1958). In: Opere, Vol. 10, Tomo 2, Civiltà in transizione: dopo la catastrofe, Bollati Boringhieri, 1984.
C. G. Jung, Aniela Jaffé, Ricordi, sogni, riflessioni di C. G. Jung (1965), Rizzoli, 1978.

Per definire il concetto freudiano di Perturbante, occorre partire dagli elementi generali del pensiero psicoanalitico: Inconscio, Difese, Rimozione, Principio di piacere, Principio di realtà. Il tema da affrontare successivamente è quello della perdita, intesa come lutto: elemento che non riguarda solo la morte, ma anche i naturali passaggi della vita.

L’esperienza della morte è certamente un contatto col Perturbante, fonte di angoscia da cui il soggetto si difende con la rimozione, il diniego, il senso di onnipotenza.

Si passa poi a descrivere i meccanismi del lutto e le diverse fasi della sua elaborazione. La collocazione dell’evento “morte” tra le fasi della vita risulta un atto maturativo capace di far uscire il soggetto dal diniego dell’umana finitezza e dal sentimento compensatorio dell’ onnipotenza.

Esemplificazioni cliniche e confronto sulle esperienze portate dai discenti arricchiscono la conoscenza e fungono da supporto formativo.

Bibliografia

Freud S. Al di là del principio di piacere. 1920

Freud S. Lutto e malinconia. 1915

Freud S. Considerazioni attuali sulla guerra e la morte. 1915

Freud S. Il Perturbante. 1919

Freud S. Considerazioni su due principi dell’accadere psichico. 1911

Freud S. Il disagio della civiltà. 1929

Bollas Ch. Solitudine essenziale – Lezioni su Winnicott. 2025

Semi A. A. La coscienza in psicoanalisi. 2003

Durante il corso verranno affrontati alcuni ambiti della Lebenswelt – le esperienze  deliranti e allucinatorie degli esordi schizofrenici, le visioni mistiche inerenti il sacro e i vissuti del fine vita – in cui le “parole” delle  Scienze della natura (Naturwissenschaften) e delle Scienze dello spirito (Geisteswissenschaften) perdono le loro potenziali capacità espressive e non possono che cedere il passo al silenzio dell’indicibile.

La proposta metodologica dell’approccio all’ argomento  trattato avrà come cardini la settima Proposizione  del Tractatus Logico-Philosophicus  di Ludwig Wittengstein, i concetti di Langue e Parole di Ferdinand de Saussure, il significato che Karl Jaspers assegna ai verbi del lessico tedesco erklären – spiegare – e verstehen – comprendere – nonché  le teorie psicoanalitiche freudiane e junghiane concernenti l’inconscio sia personale che collettivo.

In particolare, a scopo esplicativo della proposta metodologica utilizzata, verrà proposto un confronto fra la descrizione dei i vissuti deliranti e delle esperienze allucinatorie della fase d’esordio della Schizofrenia descritti da Klaus Konrad con  la narrazione  della visione del monaco e santo Mesrop Mashtots  su cui si fonda l’invenzione delle lettere dell’alfabeto armeno.

Seguirà, per affrontare il rapporto fra alcuni vissuti esperienziali nell’ ambito del sacro e la psicoanalisi, una proposta di interpretazione, fra Freud e Jung, delle gesta di Rinaldo e Tancredi nella foresta di Saron descritte nella Gerusalemme Liberata.

L’ultima parte del corso affronterà il tema del fine della vita: a partire dal breve saggio Vergänglichkeit, tradotto in italiano con  “Caducità” ,  di Freud del 1915 si proporranno  la lettura/rilettura di tre passi di Lev Nikolàevič Tolstòj: la descrizione della morte di  Nikolaj Dmitrič Levin, in Anna Karenina, del Principe Andrej Nikolaevič Bolkonskij in Guerra e pace e di Ivan Il’ič in La morte di Ivan Il’ič.

Il Master prevede un tirocinio formativo (o project work) della durata di 6 CFU, pari a 36 ore complessive. Si tratta di un’esperienza pratica finalizzata ad applicare le conoscenze acquisite durante il percorso didattico, favorendo un contatto diretto con le dinamiche professionali del settore.

Il tirocinio può svolgersi presso enti o aziende convenzionate, istituzioni di ricerca, enti culturali, realtà editoriali, contesti clinici oppure aziende specializzate nell’addestramento di modelli di intelligenza artificiale. Particolare attenzione è dedicata agli aspetti organizzativi, analitici e operativi, così come alle dimensioni psicologiche e terapeutiche delle esperienze religiose e spirituali.

La sede del tirocinio viene scelta autonomamente dalla/dal corsista, in funzione della propria situazione lavorativa e dei propri obiettivi professionali. Non sono previsti limiti geografici ed è possibile stipulare nuove convenzioni durante l’anno.

La distribuzione delle ore è flessibile nell’arco dei 12 mesi del Master, compatibilmente con la frequenza alle lezioni (di norma concentrate in un giorno a settimana).

  • Chi già lavora può svolgere il tirocinio presso la propria sede lavorativa.
  • Chi non lavora può organizzare l’attività in modo più intensivo, preferibilmente tra giugno e ottobre, dopo la conclusione delle lezioni frontali.

Il tirocinio si conclude con una relazione finale da discutere durante la prova conclusiva del Master. La redazione della relazione rientra nelle ore della prova finale e non è conteggiata tra le ore del tirocinio. Ai fini del riconoscimento sono valide esclusivamente le ore registrate nel foglio presenze.

In casi particolari, il Consiglio del Master può autorizzare la sostituzione del tirocinio con un’attività di ricerca di pari impegno, qualora la/il corsista sia impossibilitata/o a svolgere attività pratiche presso enti o aziende.

La prova finale del Master, che vale 4 CFU, consiste nella redazione e discussione di un elaborato scritto su un argomento pertinente alle tematiche affrontate durante il corso, eventualmente collegato al tirocinio.

L’elaborato, presentato sotto forma di tesi e valutato dal Consiglio del Master, dovrà dimostrare la capacità di rielaborare in modo autonomo i contenuti affrontati a lezione, adottando un approccio interdisciplinare aggiornato rispetto allo stato dell’arte. Potrà includere sezioni specifiche, appendici o allegati anche in documenti separati.

L’obiettivo è verificare la capacità di analizzare in modo critico e consapevole le principali questioni teoriche, metodologiche e operative emerse durante il percorso formativo, applicandole all’esperienza didattica o professionale della/del corsista.

Per accedere alla prova finale è necessario:

  • aver saldato tutte le tasse di iscrizione;
  • aver frequentato almeno il 70% delle lezioni frontali (210 ore);
  • aver completato il tirocinio (minimo 36 ore), come attestato dal registro presenze.

Tutti i requisiti devono essere completati entro la data di fine del Master. Eventuali richieste di proroga vanno presentate al Consiglio del Master.

Le date di discussione della prova finale sono comunicate con ampio preavviso e prevedono generalmente:

  • un pre-appello a metà luglio;
  • un appello ordinario a fine ottobre.

Almeno 15 giorni prima della discussione finale occorre compilare il modulo di iscrizione all’esame e allegare:

  • il facsimile dell’elaborato con frontespizio firmato dai tutori;
  • il registro di tirocinio firmato dalla/dal corsista e dal tutore esterno;
  • la valutazione del tutore esterno;
  • la valutazione del tutore interno (se non presente in commissione).

Il modulo serve anche per caricare l’elaborato finale, almeno 7 giorni prima della discussione. L’elaborato può essere caricato nel portale digitale ETD dell’Università di Pisa, con opzione di pubblicazione o riservatezza.

Per garantire l’originalità, l’elaborato finale dovrà inoltre essere caricato nel sistema antiplagio Turnitin dell’Ateneo, utilizzando le credenziali fornite.